
La International Association of Genocide Scholars (IAGS), la più grande associazione accademica al mondo di studiosi del genocidio fondata nel 1994, ha approvato una risoluzione il 31 agosto 2025 con l’86% dei voti favorevoli tra i membri partecipanti, affermando che le politiche e le azioni di Israele a Gaza soddisfano i criteri legali per definire il conflitto un genocidio secondo l’articolo II della Convenzione delle Nazioni Unite del 1948 sul genocidio. La risoluzione di tre pagine invita Israele a cessare immediatamente atti che costituiscono genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità contro i palestinesi di Gaza.
L’IAGS ha basato questa valutazione sulle azioni di Israele durante un conflitto protratto di 22 mesi, tra cui attacchi a infrastrutture essenziali come il settore sanitario, assistenza umanitaria, scuole e case, la morte o il ferimento di circa 50.000 bambini secondo l’UNICEF, la forzata espulsione della maggior parte dei 2,3 milioni di palestinesi di Gaza e dichiarazioni di leader israeliani che denigrano e minacciano di distruggere Gaza. Questi elementi sono considerati da molteplici esperti e organizzazioni come indicativi di un intento genocida, ossia l’intento di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. La risoluzione ha anche rilevato il sostegno di numerosi documenti ONU e ONG a questa conclusione.
Questa ulteriore autorevole presa di posizione smentisce i sostenitori di Israele, che rifiutano di riconoscere persino la plausibilità del genocidio, fondando il loro rifiuto sul confronto diretto con la Shoah: il genocidio dovrebbe essere fine a se stesso e pianificato allo scopo di eliminare un intero popolo. Ma la Shoah non è l’unico modello di genocidio.
La definizione di genocidio
La definizione giuridica di genocidio risale al 9 dicembre 1948. Fu deliberata dall’Assemblea generale dell’ONU nella Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, scritta con il contributo di Raphael Lemkin. L’articolo II della Convenzione definisce esplicitamente il genocidio nell’ambito del diritto internazionale:
Per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale:
- (a) uccisione di membri del gruppo;
- (b) lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo;
- (c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale;
- (d) misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo;
- (e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro.
Quale di questi atti non è compreso nell’azione militare israeliana a Gaza?
La conseguenza “obbligata”
Il genocidio rischia di apparire come la conseguenza “obbligata” di un governo israeliano dominato dall’estremismo nazionalista, se si escludono tutte le soluzioni alternative. L’ex presidente della Knesset, Avraham Burg, disse che il conflitto israelo-palestinese non si conclude, perché Israele non sa scegliere tra la questione territoriale e la questione demografica.
- Una sola soluzione è conforme al diritto internazionale. Due popoli, due stati. Israele riconoscere l’autodeterminazione del popolo palestinese e gli permette di costituirsi in stato sovrano e indipendente sui Territori Palestinesi Occupati. Questo implica da parte di Israele la rinuncia a Gaza e alla Cisgiordania e il ritiro dei coloni, a meno che i coloni non accettino di sottostare alla sovranità palestinese.
- Una seconda soluzione non compatibile con le attuali risoluzioni ONU, potrebbe essere comunque civile e democratica. Israele annette i Territori Palestinesi Occupati e concede la cittadinanza ai suoi abitanti, che vanno ad aggiungersi alla minoranza arabo-israeliana, la quale, seppure discriminata come gruppo, gode dei diritti individuali e di condizioni di vita dignitose, perciò coesiste pacificamente con gli ebrei israeliani. Questa soluzione implica che gli ebrei israeliani rinuncino alla garanzia del primato demografico: in futuro potrebbero perdere la maggioranza.
- La terza soluzione è stata praticata fino al 7 ottobre 2023. Un regime di segregazione di fatto. Gaza assedia, Cisgiordania occupata e colonizzata, ma non annesse. Questa soluzione però è instabile, induce i palestinesi alla resistenza violenta, e dopo l’attacco di Hamas è diventata intollerabile per un governo già indisponibile alle due precedenti soluzioni.
Cosa rimane? L’espulsione dei palestinesi, una pulizia etnica contro una popolazione senza possibilità di fuga, che diventa genocidio.








