
Filippo Facci, in un recente articolo, sostiene che “ai genitori dei campi rom andrebbero tolti i figli” e che “Bruxelles” ci vieta di sgomberare le baraccopoli.
Facciamo chiarezza.
Chi decide cosa – Non è Bruxelles. È il Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d’Europa, a Strasburgo. Non vieta gli sgomberi: chiede solo che ci siano alternative abitative dignitose e non segreganti.
Perché molti rom vivono nei campi – Non “per scelta” del 97%, come scrive Facci. Dati recenti (UNAR, Ass. 21 Luglio, FRA) parlano di discriminazione abitativa, affitti negati, barriere burocratiche e povertà strutturale.
Scuola e minori – L’abbandono scolastico è alto, ma le cause sono complesse: precarietà, distanza, discriminazione. Non è solo una scelta dei genitori.
Criminalità e stereotipi – Sfruttamento minorile e illegalità esistono in casi documentati, ma non rappresentano tutta la comunità. Generalizzare equivale a diffondere pregiudizi.
Discriminazione – Facci la cita come marginale, ma le ricerche internazionali la indicano come fattore decisivo di esclusione.
Soluzioni – La rimozione forzata dei bambini è una misura estrema prevista solo in casi gravissimi. Gli standard internazionali puntano prima su sostegno familiare e inclusione.
Conclusione: i problemi nei campi rom sono reali e gravi. Ma piegare i dati a una tesi che colpevolizza un intero gruppo etnico non li risolve. Servono politiche basate su fatti completi, non su semplificazioni.
(Foto – Samuel Percy, scena rustica con accampamento nomadi)





