
Secondo un’inchiesta del Guardian, basata su un database classificato dell’esercito israeliano, a maggio 2025 il bilancio della guerra a Gaza era di 53.000 morti, di cui appena 8.900 combattenti di Hamas o della Jihad islamica. Significa che l’83% delle vittime erano civili.
Un rapporto così sbilanciato è eccezionalmente raro nelle guerre moderne. Therése Pettersson, ricercatrice dell’Uppsala Conflict Data Program, osserva che percentuali simili si trovano solo in episodi estremi come Srebrenica, il genocidio in Rwanda o l’assedio russo di Mariupol. Nemmeno le guerre civili siriana e sudanese, note per le uccisioni indiscriminate, hanno prodotto una quota di civili tanto alta per un periodo così lungo.
Tra i ‘soli episodi’ c’è l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, che uccise 1.195 persone di cui 828 civili (il 68,2%), una delle aggressioni più cruente contro civili in tempi recenti. Ma a Gaza quella percentuale è stata superata e stabilizzata su scala di massa.
Alcuni sostenitori del governo israeliano paragonano la guerra a Gaza a una “guerra totale” come la seconda guerra mondiale. Eppure, alla fine di quel conflitto, la percentuale di vittime civili era molto più bassa: 32% in Germania, 34% in Italia, 17% in Giappone.