
Smettere di parlare con la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina non mi è mai parsa una buona idea. Perché mettere fine alla guerra in atto e scongiurare una guerra più grande implica parlarsi e continuare a farlo anche quando sembra inutile.
Prendiamo Hamas. Un gruppo da noi considerato terrorista, fondamentalista, fanatico, intriso di odio e volontà distruttive e autodistruttive. Ebbene, questo gruppo è sempre in trattative con Israele. Nonostante Gaza sia sotto assedio, sotto occupazione, bombardata e affamata, distrutta in tutte le sue infrastrutture. Nonostante le uccisioni dei leader e dei negoziatori del gruppo, Hamas continua a trattare, anche quando la trattativa pare essere solo una copertura, anche dopo che Israele viola le tregue.
Se lo fa Hamas con Israele, perché non può farlo l’Ucraina con la Russia? E l’Europa e gli Usa insieme con l’Ucraina? Qui, mi riferisco agli Usa di Biden, perché gli Usa di Trump non so bene da che parte stiano.
Quando il tycoon fu rieletto alla Casa bianca – un evento catastrofico – almeno sotto questo aspetto mi parve buono. Gli Usa sarebbero tornati a parlare con la Russia. Così forse la guerra in Ucraina sarebbe finita. Invece, con Trump di nuovo presidente, la guerra in Ucraina è diventata soltanto più cruenta. Il punto è che Trump e Putin non sono due nemici che fanno la pace. Sembrano piuttosto due amici che fanno affari, spesso sulla pelle degli altri.
Quindi, il quadro è diventato ancora più sfavorevole. Ma penso lo stesso che l’Europa e l’Ucraina dovrebbero maturare una vocazione diplomatica e non limitarsi a predicare e praticare una resistenza che non si capisce quali esiti possa avere, se non una guerra continentale con la Russia.
Ciò detto, la pratica del dialogo deve tener conto dei principi giuridici. Perché una condizione della pace e della convivenza nel mondo è l’esistenza di un diritto internazionale. Che oggi sembra non valere più nulla. Perciò bisogna valorizzarlo.
La non adesione dell’Ucraina alla Nato è una cosa che si può concedere. L’acquisizione di territori con la forza invece no. Canali diplomatici formali ed informali si possono attivare e mantenere, anche con la mediazione di paesi terzi. Legittimare un leader ricercato internazionale dalla CPI per crimini di guerra, invece non lo si può fare. E non importa che non sia isolato nel resto del mondo, fuori dall’Europa.
Il resto del mondo non ci crede e non ci dà retta, perché non siamo coerenti. Anche questo va corretto, per una efficace diplomazia del vecchio continente. L’Europa dovrebbe avere lo stesso linguaggio e la stessa intraprendenza quando parla di Ucraina e quando parla di Gaza.