
Anche di fronte a crimini di guerra gravi, ci sono notizie che stentiamo a credere, tanto appaiono insensate. Tuttavia sappiamo che in guerra – e non solo in guerra – la pratica di disumanizzare il nemico porta spesso a disumanizzare anche se stessi, fino a sfociare in una crudeltà gratuita. Per questo, per quanto sembri incredibile, non possiamo liquidare con leggerezza la denuncia di Francesca Albanese: soldati israeliani che, nei centri di distribuzione del cibo, sparano tra i civili ammassati, mirando anche alla testa e ai testicoli dei bambini.
Eppure, comportamenti simili sono già stati denunciati e documentati, anche dalla stampa israeliana. Per esempio, Haaretz, nel marzo 2020, riportò le testimonianze di soldati israeliani che raccontavano come i cecchini facessero a gara tra loro – con tanto di punteggi assegnati – per colpire le ginocchia dei manifestanti, compresi i bambini, durante le Marce del Ritorno. Una forma di lotta non violenta dei gazawi contro l’assedio, che l’IDF ha represso con centinaia di morti e migliaia di feriti, tra cui molti bambini amputati alle gambe.