
Sotto l’aspetto tecnico-militare, secondo l’analisi del colonnello Orio Giorgio Stirpe, l’azione russa in Polonia è stata uno sconfinamento con droni disarmati e di bassa potenza, del tipo usato negli attacchi di saturazione. L’obiettivo era sondare le difese NATO e intensificare la guerra ibrida, mirata all’opinione pubblica occidentale, proprio mentre l’Alleanza appare meno coesa a causa di Trump.
Sul piano politico-militare, il colonnello Orio Giorgio Stirpe evidenzia invece l’automaticità della risposta NATO: cuore della dottrina dell’Alleanza e cardine della difesa europea. La guerra ibrida del Cremlino mira a insinuare il dubbio che, in caso di attacco a un membro “minore”, gli altri Paesi inizierebbero a discutere su come reagire, per poi tirarsi indietro.
Un’idea infondata: l’ineluttabilità della risposta militare nasce dalle procedure prefissate del Comando NATO, che prevedono reazioni automatiche a minacce definite. Se i russi sconfinano, le forze NATO li affrontano. E infatti la risposta c’è stata, persino sproporzionata, con F-35 olandesi e un G-550 italiano, anche se solo quattro droni su quattordici sono stati abbattuti.
Ma, si può obiettare, l’automaticità va distinta su due livelli.
- Militare tattico: sì, esiste, per evitare esitazioni in caso di attacco improvviso
- Politico-strategico: no, non esiste. L’Articolo 5 obbliga a considerare un attacco a uno come a tutti, ma lascia libertà su come reagire: anche senza usare la forza militare.
La propaganda russa punta soprattutto a far dubitare di quest’ultimo livello: la volontà politica. Perché se la Russia muovesse guerra alla Polonia o a un altro Paese dell’ex area sovietica, gli Stati Uniti di Trump e le principali potenze europee entrerebbero davvero in guerra contro Mosca? La deterrenza della NATO dipende interamente dalla credibilità di questa risposta.