Interloquire sì, associarsi no

La Commissione DuPre (Dubbio e Precauzione), composta da filosofi, scienziati e giuristi, si è formata negli anni della pandemia, a fine 2021. I suoi membri si sono distinti nel mettere in dubbio la pericolosità del coronavirus, la legittimità delle restrizioni sanitarie, l’efficacia dei vaccini. Poiché il confine tra l’esercizio del senso critico e la pratica dello scetticismo è labile, queste persone, secondo me, hanno finito per recitare una parte in commedia, dando voce e rappresentanza a quella parte della società che, sentendosi forte, non voleva assumersi oneri e responsabilità nei confronti della salute pubblica e dei più vulnerabili.

Qualcosa di simile, le stesse persone, la stessa commissione, hanno replicato in relazione all’invasione russa dell’Ucraina, quando il pacifismo si è confuso con la riluttanza ad accettare i costi del sostegno a Kiev e delle sanzioni a Mosca. Sebbene le due situazioni siano diverse — perché in un conflitto geopolitico il giudizio è inevitabilmente più soggettivo che scientifico — si è verificata una sovrapposizione tra mondo novax e mondo filorusso.

Mi dispiacerebbe vedere questa sovrapposizione allargarsi anche al mondo solidale con il popolo palestinese. Questo mondo, infatti, pratica una filosofia opposta: si assume delle responsabilità, è disposto a pagare un prezzo per gli altri. Sulla guerra di Gaza, la parte dei negazionisti la fanno i filoisraeliani, o almeno quella quota di filoisraeliani più acritica nei confronti del governo Netanyahu.

Per questo non mi preoccupa tanto la partecipazione in sé di Francesca Albanese — che ha tutto il diritto e persino il dovere di interloquire con soggetti diversi, per la causa dei diritti umani — quanto il modo in cui la Commissione DuPre la presenta. Nella locandina dell’evento torinese dell’11 settembre 2025, infatti, il suo nome compare accanto a quelli di Cacciari, Mattei e altri membri abituali, senza alcuna distinzione di ruoli. In questo modo si produce l’impressione di un’adesione politica, rafforzata dall’invito a “donare alla DuPre” collocato subito sotto i nomi dei relatori.

Il rischio è che una figura che rappresenta con rigore il diritto internazionale e i diritti umani venga strumentalizzata per conferire legittimità a un fronte segnato, in altre circostanze, da derive complottiste e negazioniste. Interloquire sì, dunque, ma senza che la comunicazione trasformi il dialogo in un’associazione indebita.

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